Ciao, questo post è per te che stai
pensando di andare a cercar fortuna all'estero. Sì, proprio tu che
hai sentito parlare di questa fantomatica “gente che emigra” e ti
sei fatto delle idee a riguardo, ci vorresti provare ma sei dubbioso,
hai un po' di paura, non sai bene cosa decidere. Ci rimugini su,
guardi qualcosa su Internet, cerchi pareri. Mi sembra di vederti, al
di là dello schermo: hai tra i venti e i quarant'anni anni, sei
probabilmente laureato, ti ingegni per sbarcare il lunario e non hai un lavoro che ti
permette di essere indipendente. L'Italia non è che offra troppo in
questo periodo, anche la situazione globale è quella che è, la
gente s'arrangia a campare e il futuro sembra piuttosto incerto. I
tuoi, loro hanno vissuto in un periodo diverso, il periodo in cui ci
si poteva permettere di pagare il mutuo e la pensione era più o meno
sicura, le fabbriche assumevano, ci si comprava la macchina, ci si
concedeva qualche lusso, non c'era l'euro, la maggior parte dei contratti di lavoro
era a tempo indeterminato e un'attività
individuale rappresentava un investimento abbastanza sicuro. Certo,
hanno lavorato un sacco e hanno fatto tanti sacrifici, ma sudando
hanno costruito qualcosa, qualcosa che oggi sembra così difficile,
quasi impossibile per alcuni. E tu continui a sentire di questi che
se ne vanno, pensi che siano pazzi o coraggiosi, qualcuno di loro lo
conosci anche di persona e ogni tanto lo contatti, gli chiedi com'è
e lui ti dice che è meglio. Te ne vuoi andare, anche solo per un
periodo breve, anche solo per vedere di persona se è vero, se ce la
puoi fare, ti vuoi mettere alla prova.
Sì, ma se poi fallisci? Che succede?
Ecco, ti voglio subito tranquillizzare
su questo primo aspetto. Se fallisci non succede niente. Non stai
andando in guerra, non stai partendo per un altro pianeta, non ti
stai recando a esplorare territori non civilizzati. Il massimo che ti
possa accadere è di non raggiungere l'obbiettivo che t'eri posto, e
in quel caso torni a casa e stop. Avrai speso qualche soldo, ma
quello devi metterlo in conto. Nessuno ti chiamerà “fallito”, e
quelli che lo faranno non ne avranno titolo. Questa cosa, se la vuoi
fare, riguarda solo te. E non ci sono dei punteggi da totalizzare,
non c'è qualcuno a cui rendere conto. Se lo decidi te ne assumi
tutte le responsabilità, e sei quindi l'unico che potrà tirare le
somme alla fine. Ci siamo capiti? Bene, rilassati adesso, ché mi
sembri una cazzo di matricola universitaria al primo esame della
facoltà di medicina.
Tra Londra e Dublino, ragazzo mio, sono
quasi due anni che vivo e lavoro all'estero. Non è sempre facile e
non è sempre bello, è una vita totalmente diversa da quella che
facevo in Italia ma mi permette di pagarmi l'affitto, comprarmi
quello che mi serve, bere quanto voglio, fare qualche viaggio e
sentirmi tutto sommato a posto con me stesso. Ho pure degli amici,
conosco gente, faccio cose. Non ti dirò che vivo un sogno, perché
non è vero. Faccio la vita normale di un ultratrentenne. Quella che
non potevo permettermi di fare in Italia, perché con la mia laurea
in lingue e letterature straniere mi ci sarei potuto pulire il deretano e non mi andava di
lavorare tutta la vita nei call center per trecento euro al mese o
svegliarmi sei mattine su sette alle due e mezza per scaricare cassette
di frutta ai mercati generali, certi mestieri li ho fatti per un
certo periodo e ho deciso che non volevo farli più. Santi in
paradiso non ne ho, e se anche ne avessi avuti non avrei chiesto
favori. Ho preso e me ne sono andato. Due volte. Ti spiego, senza
pretendere di essere un maestro di vita, come puoi muoverti se vuoi
provarci anche tu.
Primo: chiediti se ne vale la pena.
Cosa lasci in Italia? Un lavoro decente? Una ragazza? Delle
possibilità di carriera? Degli studi non completati? Se hai delle
cose in ballo il mio consiglio è di risolverle, non vuoi partire con
dei rimpianti che ti appesantiranno durante un periodo che si
preannuncia già difficile. Non tutti sono costretti a partire, l'Italia è
piena di gente che si riempie la bocca di frasi tipo “ormai non ci
resta che emigrare”, “il governo fa schifo, devo andarmene da
qua”, “basta, tra un anno io sto a
Dublino/Berlino/Londra/Parigi/Madrid/Amsterdam ecc”. Sai una cosa?
La maggior parte di loro non prenderà mai quell'aereo. Il parlare di
andarsene è un'evasione mentale che si concedono ben sapendo di
avere tutte e due le scarpe piantate in Italia, fanno castelli in
aria come io potrei dire che prima o poi mi tromberò Eva Green.
L'Italia offre anche delle possibilità a chi ha il curriculum
giusto, non scartare a priori il tuo paese. Prendi in considerazione
l'idea di partire solo se sei infognato qui senza una via d'uscita o
se vuoi concederti un periodo di vita all'estero senza troppe
pretese, oppure se sai che all'estero avrai concretamente più
possibilità nel tuo campo lavorativo. Se hai meno di trent'anni fare
il barista o il cameriere a Londra per dieci ore al giorno non ti
ucciderà. Ma se ne hai di più forse è meglio che ti concentri su
altre opzioni, ché a mio parere quella non è una vita adatta a chi
si vuole costruire un futuro.
Secondo: non dar retta a nessuno.
Nemmeno a me, non del tutto
almeno. Sentirai e leggerai pareri assolutamente discordanti riguardo
le esperienze all'estero. Ci saranno quelli che ti diranno che è un
inferno e quelli che sono invece entusiasti, ci saranno perfino
quelli che non si sono mai mossi dal bar sotto casa e che pretendono
di sapere come vanno le cose per sentito dire o perché leggono
qualcosa su Internet.
“Lascia perdere,
il gioco non vale la candela.”
“Che fai ancora
in Italia? Vieni qui, si vive da Dio!”
“Ma dove cazzo
vuoi andare? Ma lo sai che anche lì c'è la crisi?”
“Qui sono
diventato ricco!”
“Il mese
prossimo torno. Non posso più pagare l'affitto.”
“Mi sono appena
comprato la casa. In Italia non riuscivo neanche a pagare le
bollette.”
“Il
cognato di un mio cugino di sesto grado ci ha provato. È
finito a dormire in un cartone per strada e a combattersi il cibo coi
cani randagi.”
'Fanculo.
Sul serio, amico, mandali a fare in culo. Non chiedere, non fidarti,
vai dritto per la tua strada. Non è vero che all'estero tutti fanno
i camerieri, non è vero che la crisi è uguale dappertutto, non è
vero che si riesce a malapena a far quadrare le spese. Ogni persona
avrà una storia diversa da raccontare, perché ci sono in gioco così
tanti fattori e così tante variabili da rendere perfettamente
inutile confrontare le esperienze. Lavora su te stesso, preparati,
rifletti. Parti dal prenotare il biglietto aereo e l'ostello. Fallo almeno tre mesi
prima, così li pagherai di meno e in più ti darai una scadenza e
avrai il tempo di organizzarti, è il primo passo per andarsene sul
serio. Se hai deciso, non rimandare. Un bel respiro, il sito di una
compagnia low-cost e via, hai già iniziato.
Terzo:
scegli bene la destinazione. Londra non è Dublino, Berlino non è
Madrid e Praga non è Stoccolma. Scegli la città in base a quel che
pensi che potrà offrirti, documentati sull'offerta di lavoro che c'è
per stranieri, sul welfare, sulle attuali condizioni economiche, sul
tasso di disoccupazione, sul costo della vita rapportato agli
stipendi. In questo Google sarà un prezioso alleato, non andare allo
sbaraglio. Spulcia i siti governativi e informati sui permessi che ti
servono per lavorare, contatta le ambasciate, inizia a sondare il
terreno rispondendo a qualche annuncio d'impiego.
Ti
sei già rotto il cazzo, vero? E non sei nemmeno partito. Te lo
voglio dire, fratello, sarà dura all'inizio. Quindi fai così:
visualizza la scena iniziale di Full Metal Jacket, hai presente? Devi
avere il sergente Hartmann che ti urla nella testa ventiquattrore su
ventiquattro sette giorni su sette, devi ripeterti il suo monologo
allo specchio, al cesso, prima di andare a dormire. Non c'è altro
modo. Fidati, lui ti aiuterà.
Quarto:
il budget. Duemila euro sono il minimo. Risparmiali, mettili da
parte, ti serviranno per i primi tempi. Molto probabilmente il lavoro
non sarà lì ad aspettarti quando arrivi e per un certo periodo
sarai disoccupato, intanto dovrai comunque mangiare, spostarti, avere
un tetto sopra la testa. I soldi vanno via con una velocità
impressionante quando sei all'estero e cerchi ancora un impiego, devi
essere sicuro di poter contare su un budget che ti permetta di poter
restare almeno un paio di mesi. Parti solo quando hai abbastanza
soldi. Puoi fare un progetto a lungo termine mentre sei ancora in
Italia, sulla base del tempo che ti serve per mettere insieme il
capitale. Se sei all'estero e non hai ancora un lavoro non sprecare
denaro, gli sfizi te li toglierai appena inizierai a guadagnare. Se
non hai una base economica decente rimanda la partenza. Rischieresti
di restare troppo poco tempo, e il tempo è ciò che ti serve per
avere successo.
Quinto:
i tempi duri. E daglie. Inizio a starti antipatico, vero? Ma lo
faccio per il tuo bene, per prepararti a quel che ti aspetta. Ne ho
vista di gente arrivare qui con la voglia di spaccare il mondo e
tornarsene a casa davanti alla prima difficoltà, non voglio che
succeda anche a te. Quindi, spalle larghe e preparati a sopportare il
clima freddo dei paesi del nord Europa (sì, è lì che di solito c'è
il lavoro), preparati a dormire poco e mangiare male, a contarti gli
spiccioli per non restare in bolletta, a camminare fino a consumarti
le suole. Preparati all'inevitabile solitudine dei primi tempi e alle
telefonate con tua madre che ti faranno star male, alle noie
burocratiche e alle porte sbattute in faccia, alle giornate in cui
non sei riuscito a muoverti di un passo e ti sembra di non avere
nessuna chance. Devi essere forte, perché questa non è una vacanza.
Se sei fortunato avrai una ragazza che è partita con te e vi
dividerete il peso di questi giorni, oppure un amico che è già lì
e ti aiuterà ad ambientarti. Ma se vai da solo non avrai che te
stesso, ed è su te stesso che dovrai contare. Ce la farai, non è
una cosa impossibile, ce la fanno in tanti. E poi, lo sai cosa viene
dopo i tempi duri? I tempi migliori. Quindi preparati a lottare, ma
resta positivo. Sorridere delle piccole avversità che ti capiteranno
ti aiuterà ad avere uno sguardo diverso nei confronti di tante cose.
Sesto:
la lingua. A Londra, se lavori nella ristorazione, non avrai bisogno
di essere fluente nella lingua d'Albione. In Irlanda le compagnie
come quella per cui lavoro ti fanno passare attraverso vari test e
colloqui telefonici in inglese prima di chiamarti per l'interview
faccia a faccia. In Germania si parla perlopiù tedesco, sappilo.
Pare che in Francia parlino il francese e in Spagna lo spagnolo. Non
pensare di potertela cavare ovunque tu vada con quattro parole
stentate in inglese, non è vero. La conoscenza della lingua sarà
fondamentale per la tua riuscita, a meno che tu non cerchi un lavoro
dove ti comandano a gesti. Se sai di non essere fluente prima di partire considera la possibilità di frequentare un bel corso di
lingua straniera, sono soldi spesi benissimo e ti darà molte più
chance di successo, la gente nei paesi esteri si aspetta che se tu
sei lì parli la loro lingua. Anche nei rapporti sociali vale lo
stesso. Non ti illuderai che le ragazze si innamorino della tua bella
faccia, spero. Ci devi parlare, o sarai sempre tagliato fuori.
Costruisciti una base linguistica, poi la migliorerai stando lì. Se
parli male anche l'italiano resta a casa e iscriviti a una scuola
serale.
Settimo:
il curriculum e i colloqui. Manderai tonnellate di curriculum e
passerai i primi tempi a fare colloqui. Questa è già una buona
cosa, perché all'estero almeno ti chiamano per le job interview.
Fatti un esame di coscienza e rifletti su quali skills puoi offrire.
Se cerchi un lavoro generico come barista, cameriere o lavapiatti
Londra andrà benissimo, se invece hai qualifiche in settori più
specifici potrai guardare quale paese richiede figure professionali
come la tua e decidere di conseguenza. Prepara un bel curriculum
chiaro, conciso e onesto, informati se il paese di destinazione
accetta i CV in formato europeo o UK, scrivi una lettera di
presentazione in cui parli di te e di quello che credi ti renda
adatto per il lavoro. Non sparare cazzate nel curriculum, perché
molto spesso controllano le referenze. Studia il tuo CV e imparalo
come l'Ave Maria, sii convinto delle esperienze che hai menzionato,
non mostrare incertezze quando ti siedi di fronte al tuo potenziale
datore di lavoro. Vestiti bene quando fai il colloquio, con la
cravatta, sorridi, mostrati entusiasta e fai capire che sei lì
perché il lavoro lo vuoi, non tanto per provare. Informati sul posto
di lavoro e sulla compagnia che lo offre e mostra di conoscerli,
discuti, fai domande, rilancia il discorso. Non è un'interrogazione
a scuola, è un dialogo e vogliono vedere che sei intraprendente.
All'inizio avrai paura, ma dopo un paio di colloqui sarai okay. Il
primo rifiuto non deve buttarti giù, è normalissimo, ma con
costanza e un po' di fortuna riuscirai, te lo assicuro. Ti incollo
qui qualcosa che potrà servirti.
Ottavo:
la casa. Dovrai vivere da qualche parte, lo sai vero? E lo sai che
non ci sarà la mammina a portarti il lattuccio in camera e a
cucinarti la pasta al forno, i panni non si laveranno da soli e i
pavimenti non si puliranno per magia. Condividerai la casa con altre
persone, e il più delle volte odierai questa cosa. Bagno in comune,
cucina in comune, regole da rispettare, spazzatura da portar fuori:
sono tutti cazzi tuoi, non si scappa. O così o niente, ragazzo,
perché dubito che tu possa pagare ottocento o mille euro al mese per
un appartamento singolo. Ti toccherà cercarti una casa, e in
quest'ambito troverai quasi più concorrenza che nel lavoro, ovunque
tu vada, perché ormai emigrano tutti e la domanda di alloggi è così
alta che i proprietari possono permettersi di scegliere a chi
affittare. Il consiglio è quello di spulciare più volte al giorno i siti di annunci di
affitti e prendere più appuntamenti possibile, portarti dietro il
denaro cash e bloccare la stanza nel caso ti piaccia. Tieni presente
che il primo mese dovrai pagare doppio: un mese di affitto anticipato
e un altro mese di caparra, quindi torniamo al discorso del budget.
Non prenotare e non dar soldi a nessuno mentre sei ancora in Italia,
ci sono truffe famosissime a riguardo. La casa la devi vedere con i
tuoi occhi e la persona che te la affitta deve ispirarti fiducia. Da
come vivrai in questa casa dipenderà l'ottanta percento della
tranquillità della tua vita all'estero, dunque scegli bene. Cerca di
trovare una zona non troppo costosa ma ben collegata al centro, cerca
di capire con che gente andrai a vivere, informati sulla durata del
contratto, sulle spese aggiuntive (internet, luce, riscaldamento
ecc.), e fa' la scelta che ti sembra migliore. Se non trovi subito
ciò che ti sembra fare al caso tuo arrangiati. Io ho dormito per
quasi un mese su divani e in stanze di altre persone, ospitato dal
buon cuore di gente che ho conosciuto qui. L'ostello è caro, non
vuoi starci per più di una settimana.
Bene,
ti sembra difficile, vero? Scommetto che ti è già passata la
voglia. Vivere all'estero non è una favola, e prima di costruirsi
una quotidianità decente passerà del tempo. Ma quando ce l'avrai
fatta credimi, non vorrai più tornare indietro. Amerai la tua
indipendenza e conoscerai tanta gente, imparerai a venir fuori da
qualsiasi situazione e crescerai tanto, guadagnerai più soldi e
potrai fare cose cui prima nemmeno ti permettevi di pensare, migliorerai come persona, sarai più forte e scoprirai
culture diverse dalla tua con le quale ti piacerà confrontarti.
Ricorda: non sei obbligato ad andare in un altro paese, e se lo fai
puoi tornare quando vuoi. Ma se lo fai fallo con la coscienza di
vivere un'esperienza che sarà unica, pronto ad affrontare le
difficoltà e a godere di ogni singolo momento positivo che la vita
ti regalerà, consapevole che questi giorni non torneranno. La tua
città sarà sempre lì ad accoglierti, ma intanto stai vedendo il
mondo. Se dopo questo articolo ci stai ancora pensando, forse sei
sulla strada giusta. Io faccio il tifo per te, perché ti conosco, so
cosa vuol dire vedere l'estero come ultima possibilità e quanto sia
difficile reinventarsi da zero quando hai davanti un vicolo cieco.
Buona fortuna, ragazzo. Fammi sapere come va. Brindo alla tua, e
spero che un giorno, ovunque tu vada, possa essere felice.
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