Il posto dove lavoro si chiama Ballycoolin Business Park, ed è circondato da un parco verde. Ci sono centinaia e centinaia di bellissimi conigli, ciccioni e teneri, che passano la giornata a mangiucchiare l'erba, rincorrersi e scavare tane. Siccome sono conigli si accoppiano un sacco di volte all'anno, così di tanto in tanto nascono nuove cucciolate di piccoli che sono ancora più supermorbidi dei genitori, minuscoli ammassi di pelo che ti guardano con quegli occhioni innocenti e ruminano con dei musetti che ti fanno venir voglia di prenderli e strapazzarli di baci.
Mentre lavoro guardo i conigli nel prato fuori dalla finestra e mi sembra che il mondo sia un posto bello, che ogni cosa abbia una sua logica e tutto sia stato creato con uno scopo ben preciso, perfino io.
Ma questa scena bucolica dei conigli che mangiano, giocano e scopano felici è spesso interrotta da un avvenimento di una violenza inaudita: all'improvviso, dal nulla, arrivano di gran carriera dei cani randagi e iniziano a dare la caccia ai piccoli e indifesi animaletti. Questi cani rognosi sono affamati e inferociti da una vita passata in strada, cacciano in branco come lupi, con una strategia precisa, sono organizzati. Un attimo prima nel parco c'è una pace da paradiso terrestre, un istante dopo si scatena l'inferno. I cani braccano i conigli, li intrappolano nei cespugli, li sbranano e li fanno a pezzi. I piccoli fuggono terrorizzati, le madri sono combattute tra l'istinto di conservazione e quello genitoriale, non sanno se mettersi al riparo o proteggere i cuccioli. I cani non mollano fino a quando non hanno preso qualche preda; chiudono ogni via d'uscita, si chiamano e coprono ogni spazio di terreno come uno squadrone della morte in un raid notturno nelle Favelas. I conigli sono stati creati da un Dio benevolo ma un po' smemorato che si è dimenticato di fornire loro la benché minima arma di difesa. E allora scappano più veloce che possono e attraversano la strada che taglia in due il parco, finendo maciullati sotto le auto e i bus che passano di lì. Oppure si paralizzano per la paura e vengono mangiati, a qualcuno scoppia il cuore per il terrore e lo sforzo della corsa. Noi guardiamo queste scene dalla finestra, e c'è sempre qualcuno che commenta. C'è chi si copre gli occhi e chi guarda con un morboso interesse, chi incita i conigli alla fuga e chi invece parteggia per i cani sostenendo la teoria darwiniana della sopravvivenza del più adatto.
"Fuck, di nuovo i cani!"
"No, poveri coniglietti!"
"Andiamo ad aiutarli, prendiamo pietre e bastoni!"
"Ci licenziano se usciamo."
"Andrei io, ma ho la pausa pranzo."
"Perché nessuno fa nulla? Dov'è la security?"
"Ragazzi, ma non scassate il cazzo, è la natura che fa il suo corso."
Quest'ultima frase, pronunciata spesso dai più nichilisti del gruppo, è vera. I cani non sono cattivi, fanno solo quello che è nella loro natura. Devono nutrirsi, sanno che lì ci sono i conigli e vanno ad ammazzarli. Non c'è malvagità nel mondo animale, le più efferate scene come questa sono totalmente giustificate perché mosse solo dall'istinto naturale. Non c'è odio, non c'è vendetta, non c'è gratuita violenza. I cani di Ballycoolin non sono esseri umani. Uccidono perché devono sopravvivere, e quindi non si può incolparli.
L'essere umano, invece, uccide per un sacco di motivi. Uno di questi è la sete di potere, l'ambizione, la volontà di prevaricare i suoi simili. Questa storia è ben raccontata in Peaky Blinders, una serie TV britannica uscita finora in due stagioni da sei episodi l'una che sono stati trasmessi da BBC Two.
La serie è ambientata a Birmingham alla fine della prima guerra mondiale e segue le vicende della gang dei Peaky Blinders, realmente esistita. Il nome della banda deriva, stando alla leggenda, dalla peculiare arma che adoperavano nelle risse da strada: pare infatti che usassero cucire delle lame di rasoio nelle visiere ("peaks" in inglese") dei loro cappelli, e che utilizzassero appunto i copricapi come un'arma per sfregiare, accecare e uccidere. Non si sa se sia vero oppure no, di certo invece c'è che la gang aveva uno stile d'abbigliamento assolutamente peculiare: i membri erano immediatamente riconoscibili per il fatto di indossare berretti, cravatte, soprabiti lunghi e bantaloni stretti, un vestiario sicuramente elegante che non passava inosservato. Anche le loro donne amavano vestire bene, adornandosi con perle e merletti. Il termine "Peaky Blinders", a quanto pare, divenne così famoso da passare dall'indeficazione una specifica gang a tutte quelle che in quel periodo infestavano Birmingham.
Nella foto: i veri Peaky Blinders
La serie inizia con i tre fratelly Shelby che ritornano in Inghilterra dopo aver combattuto la guerra. Tommy (Cillian Murphy), Arthur (Paul Anderson) e il giovane John (Joe Cole), vogliono rimettere insieme la gang e impadronirsi del racket delle corse di cavalli a Birmingham. In una città cupa, crepuscolare, pericolosissima, scossa da tumulti anarchici e comunisti, aiutati dalla risoluta zia Polly (una bravissima e intensissima Helen McCrory), i tre innescheranno una spirale di violenza che li porterà a scontrarsi con le altre gang che lottano per lo stesso obbiettivo, finendo inevitabilmente con il fronteggiare organizzazioni più grosse e potenti di loro, prima tra tutte l'I.R,A. Nella seconda stagione faranno il passo più lungo della gamba, spinti da una sete di potere che li inebria come un liquore cattivo, e la guerra per la supremazia raggiungerà vette di brutalità senza pari, degenerando in un fiume di sangue da cui nessuno potrà salvarsi.
I personaggi di questa serie sono molto ben caratterizzati. Tommy è il deus ex machina, il protagonista, la mente che muove tutto. Intelligente, freddo, divorato da un'ambizione senza fine, ricorda per molti aspetti l'Enoch Thompson di Boardwalk Empire. Però Tommy non è un senatore, è nato nei sobborghi lerci di Birmingham e invece di avere scagnozzi che gli fanno il lavoro sporco se la sbriga in prima persona, rischiando la pelle in ogni occasione. I suoi sentimenti sono morti, Tommy vive per questo sogno di dominare Birmingham e diventare il re della strada, tutti lo temono ma pochi lo amano, e quelli che sono amati da lui sono anche di meno. Le cose cambieranno quando incontrerà una donna che manderà in pezzi le sue sicurezze. Sarà in quel momento che il duello tra lui e l'ispettore Campbell (Sam Neill) si sposterà da un piano meramente "professionale" (criminale contro poliziotto) a quello personale di rivali in amore.
Sam Neill, dicevo. Grandissimo attore, grandissimo il personaggio che interpreta. Campbell è un uomo patetico, viscido, che nasconde tutte le sue insicurezze e le sue frustrazioni dietro la facciata di uomo di legge esemplare. E' un cattivo di quelli veri, con molte sfumature, tratteggiato davvero alla grande e capace di una comicità involontaria che strapperà molte risate. La guerra personale che ingaggia con Tommy può finire solo con la morte di uno dei due. La brama di prevaricare, la malvagità, l'odio che li avvelena è uno degli aspetti più spaventosi della natura umana. Altro che i cani di Ballycoolin.
Arthur, dal canto suo, è pazzo. Gli orrori visti in guerra lo hanno trasformato in un animale capace di comunicare ciò che sente solo attraverso la violenza, uccidere è ormai l'unica cosa che sa fare e per tenere a bada i suoi demoni spegne decine di vite. Ma non è cattivo. E' solo disturbato. Arthur Shelby è la prova di quanto la guerra possa far male a chi vi sopravvive, trasformando un essere umano in un mostro che si porta dietro i suoi fantasmi con la consapevolezza di doverci convivere per sempre. Arthur è la perfetta controparte di Tommy. Laddove l'uno è bestiale, istintivo, esagerato in ogni cosa, l'altro è calcolatore, gelido, misurato. Il loro rapporto è ben sviluppato nella serie, finendo con l'essere un altro dei molti punti di forza dello show.
Un plauso alle musiche e alla regia, anche: la colonna sonora rock dona alle risse e agli ammazzamenti un gusto davvero particolare, mentre la camera compie ogni tanto evoluzioni che ci presentano la scena in una versione moderna da "videoclip" che onestamente ho molto gradito. La regia e le musiche lasciano dunque la loro impronta conferendo un valore aggiunto alla sceneggiatura, il che è un bene perché c'è sempre da esser contenti quando chi sta dietro a una produzione non si limita a fare il minimo sindacale.
Consigliato. Molto. Peaky Blinders è un'epopea britannica di inizio '900 che soddisferà gli amanti di Gangs of New York e Boardwalk Empire, una serie tecnicamente valida e ben pensata, con ottimi attori.
Credo sia tutto per oggi.
E ora scusatemi, ma devo vestirmi, prendere la mazza da baseball e uscire. Ho promesso a Papà Coniglio che l'avrei aiutato a difendere la sua famiglia dai cani.
Ci sarà del sangue, oggi, sull'erba di Ballycoolin.