giovedì 22 gennaio 2015

"John Dies at the End" di David Wong

Qualche mese fa mi sono comprato il Kindle. Era una cosa che avevo in mente di fare da anni e alla fine l'ho fatta, sono andato da Argos e l'ho comprato. Così ho anche scoperto come funziona Argos: quando ci entri questi negozi sono vuoti, non c'è un cazzo, solo i commessi, nessun articolo. Qual è il senso di tenere aperto un negozio senza merce? Come fanno a guadagnare? Chi paga i dipendenti se non si vende nulla? All'inizio credevo fosse una copertura per l'FBI, poi ho capito che nei centri Argos ci sono dei terminali con dei cataloghi elettronici dove puoi ordinare di tutto, dalle Playstation 4 agli spazzolini da denti, ti basta selezionare l'articolo e inviare il codice. La roba la tengono in un magazzino sul retro. Ti siedi, aspetti qualche minuto e un commesso va a prendere quello che ti serve e te lo porta. Niente caos sugli scaffali, niente tempo da perdere a cercare il reparto giusto, minimizzazione dello spazio e massimizzazione della soddisfazione del cliente. Il consumismo all'ennesima potenza. Maledizione. Dove sono finite le piccole botteghe di quartiere dei bei tempi? Quelle in cui conoscevi il negoziante, facevi due chiacchiere con lui, ti lasciavi consigliare?
Be', non so dove siano finite le piccole botteghe di una volta, ma di sicuro c'è che il Kindle là non ce l'avrei trovato. Da Argos invece sì. Con il Kindle è iniziata una nuova fase per la mia lettura, e ho speso un fracco di soldi in libri. Per me comprare libri equivale al comprare scarpe per le donne, e quando hai una libreria sterminata a portata di click diventa davvero difficile trattenersi.  Oh, anche le donne comprano libri, non voglio risultare maschilista. Quanti ne comprano? Be', dipende da quanti soldi gli restano in tasca dopo essere uscite dai negozi di scarpe. 

Uno dei primi libri letti sul Kindle è stato "John Dies at the End" ("Alla Fine John Muore" in italiano) di Daving Wong. David Wong non è il suo vero nome. Semplicemente, a quanto pare Wong è il cognome più comune e diffuso sulla faccia della terra, ed è stato adottato come pseudonimo dall'americano Jason Pargin, classe 1970, autore di questo libro. Wong (o Pargin), è anche piuttosto celebre per aver teorizzato sulla rivista Cracked.com la sua idea di humor, battezzata con l'acronimo PWOT (Pointless Waste Of Time). L'umorismo di Wong è irresistibile, sboccato, demenziale fino all'estremo, politicamente scorretto. In un discorso in auto all'interno di "John Dies at the End" si scivola sulle dimensioni del pene. Ecco come va a finire:

"Vi ho mai detto che ho un cazzo enorme?"
"Per quanto il tuo cazzo sia grande non potrà essere mai grande come il mio."
"Amico, il mio cazzo è talmente grande che se avesse un proprio cazzo sarebbe comunque più grosso del tuo cazzo."



"John Dies at the End" è un horror demenziale che farà la gioia di chi ha apprezzato la "Trilogia del Drive-In" e "Bubbah Oh-Tep" di Lansdale. Lo stile di Wong è molto simile a quello dei primi lavori dello scrittore texano che in tanti ormai stimano anche in Italia, con lo stesso mix di horror, humor, situazioni al limite dell'assurdo, violenza e azione a go-go. La storia, raccontata dallo stesso personaggio di David Wong durante un'intervista a un reporter, ripercorre il passato di David e del suo amico John, e spiega come queste due inutili teste vuote siano divenute l'unica speranza della Terra contro l'invasione degli uomini-ombra, esseri di un'altra dimensione governati dal dio Korrok, che intende sottomettere il nostro pianeta. Da qui è tutto un susseguirsi di gente che crepa nelle maniere più truculente, combattimenti con mostri fuori di testa, vermetti che si introducono nelle persone e nei cani trasformandoli in schiavi, droghe aliene e viaggi attraverso lo spazio-tempo. La figura di John, cazzone sballato apparentemente buono a nulla ma in realtà vero mattatore della storia, è da applausi. Come quando, pronto a combattere una creatura ovviamente demoniaca, lega una Bibbia alla sua mazza da baseball. O come quando, avendo capito che i mostri detestano l'amore e i buoni sentimenti, crea un'arma potentissima capace di annichilirli: uno stereo portatile caricato con ballate rock anni '80. La musica gioca un ruolo portante nel libro. Ecco cosa accade quando David, seduto in auto, ascolta una canzone dei Limp Bizkit:

"Dopo alcuni momenti di scariche statiche beccai una stazione radio dove c'era un uomo che apparentemente stava urlando attraverso una laringe frantumata. Dopo qualche momento realizzai che si trattava semplicemente di Fred Durst dei Limp Bizkit. I Limp Bizkit sono la band che ha inventato lo stile musicale basato sul dare in pasto un foglio pieno di frasi rap a una capra, quindi leggere quello che c'è scritto nella sua merda mentre qualcuno suona dei riff heavy-metal."


Anche gli uomini-ombra, cattivissimi, si servono della musica per i loro scopi. Manipolando la realtà a loro piacimento sono in grado di cambiare le parole delle canzoni per instillare sentimenti negativi negli esseri umani. Il razzismo, che divide l'umanità e genera l'odio di cui si nutrono, è uno dei loro strumenti preferiti. Ecco come "Losing my religion" dei R.E.M. viene stravolta mentre David la ascolta all'autoradio:
  
"Ooh knife
plus nigger
Equals you, and jews are dead meat"

"John Dies at the End" non è solo demenzialità, però. Si tratta di una storia che parla di un'amicizia indissolubile e della solitudine dei predestinati, della battaglia di David per avere una vita normale e della morte, e anche di qualcosa di peggiore della morte: la perdita del ricordo delle persone scomparse. Non voglio svelare troppo, ma a un tratto compare, solo per qualche riga, un personaggio assolutamente sconosciuto ai protagonisti. La sua storia, e ciò che ne è stato di lui, è uno dei passaggi più tristi che abbia letto di recente, e vi assicuro che Wong è altrettanto bravo a far scendere una lacrima quanto lo è a provocare una risata. "John Dies at the End" è anche la rivincita degli sfigati, dei perdenti che alle superiori sono evitati da tutti, un'epopea sgangherata di sangue, parolacce e riflessioni sulla vita che lascia assolutamente soddisfatti dopo la lettura, sperando che abbia un seguito. Be', sapete una cosa? Il seguito c'è! Si intitola "This Book is Full of Spiders: Seriously Dude, don't Touch It!", ed è tra le mie prossime letture. Consigliatissimo libro per chi ama questo genere, ci hanno fatto anche un film ma ho saputo che non è granché, quindi: leggete il libro. Buona giornata e alla prossima!




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