Certe cose diventano parte della tua
vita, quando fai una vita lontano da casa. Che poi, dopo un po',
"casa" non sai nemmeno più dov'è, ché non è quella dove
vivi al momento e non è più quella che hai lasciato in Italia,
"casa" non è da nessuna parte e te la devi ricreare
ovunque tu vada. Gli emigranti contemporanei si dividono in due
grandi categorie: quelli con la propensione a mettere radici, che
arrivano in un posto e cercano di crearsi una vita stabile, e quelli
che invece vagano da un paese all'altro, eternamente alla ricerca di
qualcosa di migliore, di quello che manca, anche se molto spesso non
sanno neppure loro cosa stanno cercando. Io mi sa che appartengo al
secondo gruppo, e perciò la vedo brutta. Ché pure le barche più
resistenti a furia di navigare nelle tempeste affondano, e la storia
di quel tale che voleva vedere il sole da vicino e ci volò sopra con
due ali di cera ci insegna che a volte a starsene con i piedi per
terra ci si guadagna in salute. Però io sono così, che ci posso
fare. All-in con in mano la doppia coppia, se va va altrimenti
'fanculo. Meglio i rimpianti che i rimorsi, chi non risica non rosica
e via di altri luoghi comuni sull'argomento, metteteli voi a piacere.
Questo per dire che è ancora un periodo di transizione. Vedremo dove
mi porterà il futuro, ma per adesso restiamo ancorati all'attualità.
Aeroporto di Bruxelles Charleroi, più
o meno uguale a tutti gli altri aeroporti del mondo (tranne forse a
quello di Denver , dove ci sono un cavallo dagli occhi di fuoco, strani simboli massonici e inquietanti dipinti che rimandano
alla prossima venuta del Nuovo Ordine Mondiale), con i soliti
viaggiatori suddivisi in categorie ormai facili da distinguere: il
turista solitario, la famiglia di turisti, il gruppo di amici,
l'emigrante che spera di trovare fortuna altrove, la coppia di
amiconi a caccia di figa, l'uomo d'affari con il laptop sottobraccio e il cellulare
sempre all'orecchio, gli sposi in viaggio di nozze, le scolaresche in
gita. Anche i rumori e gli odori sono sempre i soliti: ruote di
trolley e profumo di caffè, bambini che piangono e fragranze di
panini appena sfornati, il rombo degli aerei che partono e il tanfo
acre all'interno delle smoking areas, le gabbie di vetro che la
civiltà riserva a noi suicidi che attraversiamo questa Terra con una
sigaretta inchiodata all'angolo delle labbra. La paura di volare la
leggi in faccia a quelli che fumano due, tre, quattro sigarette in
mezz'ora. Sul primo volo che presi nel '99 ero come loro, mi fottevo
dalla strizza. Oggi mi addormento appena tocco il sedile e mi sveglio
con la musichetta dell'atterraggio di Ryanair.
Non
vado in vacanza spesso, e quando lo faccio sono un pessimo turista.
Non compro cartine o guide, non mi informo sui musei e le attrazioni,
faccio tardi la sera e al mattino mi sveglio senza la voglia di
camminare, così dei posti in cui vado mi sfugge parecchio. Mi è
sfuggito, per esempio, il bambino che piscia di Bruxelles, il Manneken Pis.
In compenso ho conosciuto Katrine,
di Copenaghen, che è inciampata alle mie spalle mentre aspettavo una
birra al bancone e mi ha piazzato una gomitata in un rene che a
momenti mi piegava sul pavimento. Dopo ci siamo presentati e abbiamo
bevuto Satan Gold per tutta la serata, fino a quando lei ha iniziato
a ricevere dei messaggi sul cellulare e si è improvvisamente
ricordata di avere un fidanzato da qualche parte in Danimarca. Ci
sono rimasto male, ma ho incassato il colpo come fa un gentiluomo,
offrendole un'ultima birra e poi accompagnandola fino al taxi. Un
vero peccato. Con quegli occhi azzurri e quel sorriso innocente, Katrine avrebbe poturto prendermi a gomitate nei reni per tutto il
resto della nostra vita insieme.
Sono un turista
pessimo. Riesco a mancare tutti i luoghi di interesse artistico più
famosi, ma datemi il nome di un pub in una città in cui non sono mai
stato e potete scommettere che lo troverò al primo colpo neanche
avessi un cane da tartufi alcolizzato che mi guida verso la meta.
Così va sempre a finire che mi ritrovo a un bancone a orari
improbabili, spesso con il portatile acceso e il foglio di Word
aperto, bevendo e scrivendo mentre gli altri aspettano che gli venga
servito il pranzo. Quando poi arriva la sera inizio a fare sul serio.
Se la città è anche economica come Bruxelles, allora i giochi sono
davvero facili.
Bruxelles, un giorno che pioveva
Prima
del Belgio ci sono stati una notte a Ciampino e due a Cornino, in
provincia di Trapani. Ciampino è un noiosissimo buco di provincia in
cui alle sette di sera dormono tutti e non merita di essere
menzionata per tre frasi di seguito, così sorvoleremo. Cornino,
d'altra parte, è un piccolo paradiso in terra, una località di mare
sormontata dal suggestivo Monte Cofano, che volendo si può anche
scalare se non avete i miei problemi di sciatica. Qui mi sono preso
una bella abbronzatura e ho rivisto tanta gente simpatica che conosco
da una vita, ma soprattutto ho potuto salutare un carissimo amico che
si sposava, brindare con lui alla cena di matrimonio e augurargli una
vita più che felice insieme alla sua compagna. Tutto bello, tutto
emozionante, volevo esserci e mi ha fatto piacere riuscirci. Caro Ale, muoviti a sfornare un marmocchio così ci rivediamo lì per il battesimo.
Cornino, Sicilia. Non è uno spettacolo?
Ma ora
parliamo del libro del post. Un libro che non finirò mai, che non ho
più, che forse qualcuno troverà e leggerà, oppure butterà via.
Nessun Dove,
di Neil Gaiman.
Nessun Dove
l'ho dimenticato nei cessi
dell'aeroporto di Ciampino, ricordandomene solo dopo aver messo piede
sull'aereo per Trapani. Era un libro la cui lettura si trascinava
stancamente da un paio di settimane, non il libro migliore che abbia
letto. La storia è quella di Richard, che parte dalla Scozia per
andare a vivere a Londra, e lì incontra la sua fidanzata, una donna
precisa e rompicoglioni, che lo costringe a una vita fatta di
apparenze, cene di lavoro, orari fissi e abitudini castranti. Richard
crede di essere felice, quel tipo di convinzione che ci si costruisce
per rimanere aggrappati all'unica vita che conosciamo e non ammettere
con noi stessi che stiamo sbagliando tutto, ma di tanto in tanto ha
come la percezione di essere, diciamo così, irrimediabilmente
fottuto. L'ufficio, i colleghi, le serate a teatro, i progetti di matrimonio:
tutto questo scompare nel giro di una notte, quando in un muro si
apre una porta magica e una ragazzina vestita di stracci cade ai suoi
piedi più morta che viva. Richard la aiuta, la porta a casa sua, la
accudisce. E scopre il suo nome. Si chiama Porta, e ha il potere di
aprire porte (scusate la ripetizione, ma del resto anche il libro ne
è pieno) ovunque, con la sola imposizione delle mani. Porta vive a
Londra di Sotto, un mondo parallelo abitato da gente strana e magica,
dove le varie casate e baronie hanno i nomi delle stazioni della London Tube
ed esistono clan di ratti senzienti, pescatori delle fogne e un
mercato fluttuante che ogni volta si tiene in un luogo diverso e dove
si può acquistare qualsiasi cosa.
Richard si ritrova ben presto costretto a seguire Porta, che sta
indagando sull'assassinio della sua intera famiglia. Qualcuno li ha
massacrati tutti, e lei è determinata a scoprire chi. Sulle sue
tracce, intanto, ci sono i cattivissimi e bizzarri Mister Croup e
Mister Vandemar, assassini prezzolati ingaggiati da un misterioso
nemico per eliminarla. Con Porta e Richard viaggeranno Hunter, la più
capace guardia del corpo di Londra di Sotto, e il Marchese De
Carabas, uno strano individuo pieno di trucchi e risorse che alla
fine a mio parere si rivelerà essere il personaggio migliore. I
nostri eroi dovranno affrontare mille pericoli e compiere alcune
missioni, dovranno combattere contro l'orribile Bestia di Londra e
alla fine scopriranno di essere stati raggirati, usati come pedine,
ci saranno tradimenti e uno scontro all'ultimo sangue e poi...
...e
poi non lo so, ragazzi, perché mi mancavano trenta pagine quando ho
dimenticato il libro in quel cesso. Fosse stato un libro che mi stava
piacendo lo ricomprerei, o al limite ne cercherei l'ebook su
Internet, o magari andrei a caccia di quei siti che spoilerano tutto,
ma il fatto è che Nessun Dove non
mi stava appassionando granché. Colpa di una trama un po' infantile
e di una meccanica degli eventi assolutamente prevedibile, di una
scrittura talmente semplice da rasentare il banale (colpa della
traduzione italiana? Nah, non credo) e di una caratterizzazione dei
personaggi non soddisfacente. Da annotare anche il POV ("point of view" per i profani, "punto di vista" per i non anglofoni, forse un giorno vi tirerò un gran pippone sull'argomento) che balla da
un personaggio all'altro troppe volte e nel corso perfino della
stessa sequenza, una cosa che non sopporto. Situazioni poco credibili
(anche in un libro fantastico) e azione ripetitiva completano il
quadro. I dialoghi sono addirittura un po' ridicoli. Un esempio per
tutti: nello scontro finale, quando il super cattivo annunciua a
Porta di voler uccidere Richard anche se lui non ha a che fare con la
sua guerra, lei grida, candida come una colomba: "MA È
INGIUSTO!"
Cazzo,
è ingiusto! Questo sì che farà tornare il carnefice sui suoi
passi, la sua coscienza si sta già riempiendo di vergogna. Conosco
lo stile di Gaiman e non mi aspettavo certo che Porta gridasse
"Figlio di una cagna sifilitica, ridurrò il tuo culo in pezzi talmente
piccoli che alla fine dovranno seppellirti una scatola di fiammiferi!",
però,
insomma...
Tra
l'altro avevo adorato American
Gods,
come detto in questo post,
e quindi la delusione è stata ancora maggiore. Nessun
Dove è un romanzo scritto prima di American
Gods, e ne costituisce in qualche modo l'embrione, la radice, un tentativo non completamente riuscito di ricreare quelle atmosfere e di raccontare un pantheon urbano-mitologico che poi tanto magistralmente verrà sviluppato in quello che ad oggi è ancora ritenuto il capolavoro di questo autore. Rispetto ad American Gods, Nessun Dove presenta lacune nella trama, nei personaggi e nella struttura narrativa in generale, mancano il senso del fantastico e la commistione tra
il reale e l'immaginario, il che lo porta a ridursi a una storia senza
molto mordente che consiglierei forse solo agli under 15. Peccato, ma tanto di libri da leggere ne ho a caterve e ne ho già iniziato uno che promette di essere una bomba, ne parlerò prima possibile.
Fine. Domani torno a lavorare e si ricomincia con la vitaccia. Sabato vado a bere e a ballare e a Settembre sono in Italia. E il bambino che piscia, be', lo vedrò la prossima volta. E magari anche Katrine, sperando che abbia mollato quel vichingo importuno che sul più bello ha cominciato a mandarle gli sms.