domenica 11 gennaio 2015

Goodfellas: tre romanzi di gangsters

Oh, ieri sera mi sono divertito. Dopo nove ore di lavoro me ne sono andato prima in palestra e poi in centro, ho mangiato junk food e poi mi sono ficcato al sempre mitico Gypsy Rose per farmi una santa bevuta. Di sotto suonavano questi tre brutti ceffi di Cork chiamati Crow Black Chicken: southern rock sporchissimo, camicie da boscaioli e barbe da rednecks, una band fenomenale. Pieno così di gente, fan con le loro magliette, prima di loro un vecchio bluesman che suonava una chitarra costruita con i pezzi di una credenza e batteva il tempo su una grancassa ricavata da una valigia. Cristo, mi sono detto, la serata promette bene. E infatti i Crow Black Chicken hanno spaccato il culo ai passeri, offrendo un concerto che valeva ognuno degli otto euro spesi per vederli.


 
Dopo lo show è arrivato il dj a mettere su le canzoni metal, ed è stato allora che, particolarmente di buon umore e forte di un fascino direttamente proporzionale all'alcol ingerito dalla popolazione femminile presente in loco, sono riuscito a rimediare una sfitinzia la quale, nella migliore tradizione irlandese, si è rifiutata a più riprese di rivelarmi il suo nome. Ho anche rivisto il mio amico Chris, che non avevo ancora beccato dal ritorno a Dublino, e abbiam tirato tardi nonostante la mia stanchezza mortale derivante dall'aver passato circa ventiquattr'ore fuori casa dedicandomi ad attività esecrabili. L'età avanza, ragazzi, ma si tiene botta. Un paio d'anni di questa vita e mi rottamano senza incentivi, ma nel frattempo me la godo.

Oggi vi parlo di tre libri molto belli. Un genere letterario che mi ha affascinato ultimamente è quello che parla di gangsters. Non dei super boss come Al Capone o Pablo Escobar, quelli che dettano le regole del gioco e detengono il potere di enormi organizzazioni criminali, quelli che scatenano guerre e stringono alleanze, che corrompono politici e fanno un sacco di soldi. No, i gangsters che mi interessano di più sono i soldati semplici, i sicari, quelli che le regole della malavita le subiscono e le guerre le combattono in prima persona, quellli che le mani se le sporcano sul serio e finiscono spesso per diventare famosi senza però raggiungere i livelli più alti della piramide alimentare. Gente come Salvatore “Sammy Bull” Gravano, che iniziò come ladruncolo e pugile da strada fino a diventare la guardia del corpo del boss Joe Colombo negli anni '60 e un affiliato della famiglia Gambino, o come Joseph “The Animal” Barbosa, chef sopraffino con tanto di diploma in French Cuisine e sicario al soldo della mafia del New England. Gentaglia, sia ben chiaro, uomini da non ammirare e da assicurare alla giustizia, ma figure in qualche modo interessanti che sembrano uscite dalle pagine dei libri o dalle sceneggiature dei film. E di questi personaggi molti libri sono pieni. Oggi ve ne presento tre.

Il primo romanzo di cui voglio parlare è Così si muore a God's Pocket di Peter Dexter.



Trama: Leon è un giovane pigro e scapestrato che passa da un impiego all'altro senza alcun successo, un fallito che si dà arie da ribelle, un figlio irrispettoso nei confronti della madre. Lavora come muratore in un cantiere; “lavora” per modo di dire, visto che arriva sempre tardi, non si impegna e si permette pure di rispondere male ai colleghi più anziani e perfino al caposquadra. Un giorno, tanto per fargli capire come va il mondo, lo fanno secco lì nel cantiere, fracassandogli la testa. È un errore, un momento di poca lucidità, un gesto istintivo compiuto dal vecchio e pacifico Lucy, l'uomo più buono e tranquillo del mondo. Lucy perde le staffe per un secondo e Leon è morto. Qualcuno lì al cantiere monta un incidente per insabbiare il tutto, ma due persone non sono convinte che sia andata così. Una è l'ambiguo, depresso e disilluso reporter Richard Shelburn, che ha fiutato lo scoop. L'altra è Jeanie, la madre di Leon. Jeanie coinvolge nella ricerca della verità il suo compagno, Mickey Scarpato, il quale si ritrova suo malgrado immischiato in una storia di cui avrebbe volentieri fatto a meno. Sì, perché Mickey ha già i suoi problemi: per lavoro si occupa di rifornire di carne vari posti, e quello è un racket che appartiene alla Mafia, con cui Mickey ha inevitabilmente dei contatti. Mickey è un brav'uomo, di quelli tutto cuore e niente cervello, e per aiutare la sua donna a far giustizia sulla morte del figlio si metterà nei casini, finendo a girare coi gangsters e ritrovandosi dritto nel mezzo di faide e regolamenti di conti

Commento: inizio col dire che Dexter è stato per me una felice scoperta, uno scrittore di quelli che sanno raccontare senza la voglia di sorprendere a tutti i costi, il classico autore che se ne sta “dietro le quinte” del romanzo lasciando che i personaggi e la trama procedano da soli, senza acrobazie stilistiche o digressioni di alcun tipo. Dexter non ti fa la morale, non pretende di dare un senso a ciò che accade nei suoi scritti e non giudica. Dexter mette i fatti nero su bianco, dall'inizio alla fine, prende un plot semplice e lo trasforma in uno specchio che riflette la vita. La morte del ragazzo in questo libro è solo l'inizio di una storia che ci aiuta a gettare uno sguardo sull'animo umano, soprattutto su quella parte di esso che a volte è così nascosta da apparire insondabile, indicibilmente privata. C'è l'amore ostinato di una madre per un figlio che nessuno oltre a lei ha mai amato, e c'è la voglia di rivalsa di un giornalista da quattro soldi che si è incattivito col mondo e beve per dimenticare se stesso. C'è la testarda cocciutaggine da mulo di Mickey, che cerca di vedere la vita come un insieme di semplici regole che però gli sfuggono di mano, e c'è la riflessione del vecchio Lucy sulla sua colpa, una colpa che né Dio né gli uomini hanno il diritto di giudicare. C'è anche tanto humor, tanti dialoghi che fanno ridere e tante botte, c'è il mondo grossolano, ottuso e in fondo anche comico dei mafiosi italoamericani, ci sono una vecchia cazzutissima e un killer mandato a fare un lavoro sporco. Attraverso questi personaggi Dexter tratteggia uno scorcio di provincia americana con grande onestà, mettendo gli uomini e le donne sotto la lente di ingrandimento e mostrandoceli per quello che sono, con le loro debolezze, i loro difetti e le loro angosce. Non ci sono eroi a God's Pocket. Solo gente normale. Quella che in fin dei conti affascina sempre.
Il libro scorre via che è un piacere e si divora come una buona portata che alla fine ti lascia soddisfatto anche quando hai ormai lavato il piatto e 'hai riposto nella credenza. Questo è il romanzo d'esordio di Peter Dexter come scrittore. Recentemente ne ho comprato un altro che devo ancora iniziare, ma mi aspetto grandi cose.

Il secondo romanzo è Ballata irlandese di Adrian McKinty, autore nato a Belfast, che con questo romanzo si presenta al pubblico italiano grazie alla BUR che lo traduce per la prima volta nella lingua di Dante.



Trama: L'anno è il 1992. Michael è un ragazzo ventenne che vivacchia nella grigia Belfast grazie a qualche lavoretto e al sussidio di disoccupazione. Un giorno fa una cazzata e deve lasciare il paese, prende un aereo e atterra a New York, dove il cattivissimo boss Darkey White gli offre un lavoro come scagnozzo nella Irish Mob, la malavita irlandese. Michael instaura fin da subito un rapporto conflittuale con il suo capo, basato tanto sul rispetto e l'ammirazione quanto sulla voglia di fargli le scarpe (e le corna), cosa che lo porterà a trovarsi nei guai. Michael è convinto di essere un duro, e perdipiù un furbo, si mette in testa di farsi strada fino ai vertici dell'organizzazione e inizia a salire i gradini della gerarchia. Ma Darkey, neanche lui è uno stupido, e si prenderà la sua vendetta. Per Michael inizierà un incubo che lo precipiterà nell'inferno del Messico, dal quale per uscire vivo dovrà lottare con le unghie e i denti, perdendo la sua anima e anche qualcosa di più.

Commento: se avete amato The Departed di Martin Scorsese qui troverete quelle stesse atmosfere, lo stesso mondo della mafia irlandese e le stesse guerre tra gang che insanguinavano le strade americane negli anni '90. McKinty ci mostra tutto questo attraverso gli occhi dell'ultima ruota del carro di un'organizzazione che combatte a suon di bombe e pallottole per conquistarsi la sua fetta di territorio a New york, e lo fa con uno stile duro e veloce che non lascia spazio a momenti di tregua né a cadute di tono. Essenziale, la scrittura di McKinty dipinge con crudo realismo il microcosmo degli irlandesi trapiantati in America e inglobati nel mondo del crimine, con uno sguardo attento tanto alle regole della “famiglia” quanto allo squallore della vita di Michael, costretto a iniziare la sua avventura negli USA dal pidocchioso monolocale che Darkey gli ha trovato. È una storia che parla di ambizione e violenza, di voglia di riscatto e bestialità, di un amore impossibile e di un fato già scritto. La parte centrale ambientata in Messico è onestamente un capolavoro di thrilling e inumanità, non svelo troppo ma vi ritroverete a soffrire con Michael e a mordervi le labbra assistendo ai suoi disperati tentativi di salvarsi la vita e tornare in America. Un libro che, a differenza di quello di Dexter, si concentra totalmente sul personaggio principale, ma che in comune con Così si muore a God's Pocket ha la schiettezza di raccontare una vita destinata al fallimento senza moralismi né pretese di profondità. La storia nuda e cruda, com'è giusto che sia. Pollice in su per McKinty, del quale iniziano ad essere tradotti in italiano altri lavori.

Terzo e ultimo libro è L'inverno di Frankie Machine, di Don Winslow.



Trama: Frankie Machine ha sessantadue anni. Gestisce un negozio di esche sul molo di San Diego, fa surf e si tiene in forma, ha una figlia all'università, una ex moglie e una fidanzata molto più giovane di lui. Ha anche degli amici, non molti, ma gente con cui ogni tanto può scambiare due chiacchiere. Ma soprattutto Frankie Machine ha un passato come killer della Mafia, un passato che ritorna nonostante lui abbia cercato seppellirlo. Frankie viene contattato per risolvere una lite tra famiglie rivali, e non può rifiutare. Mentre fa questo scopre che qualcuno lo vuole morto, e per salvarsi la vita dovrà tornare a essere Frankie “La Macchina”, in una partita in cui in gioco ci sono la sua vita e quella delle persone a lui vicine.

Commento: Don Winslow lo conoscete, vero? Se non lo conoscete è un guaio ragazzi, perché Winslow scrive da dio. Winslow è duro come un pezzo d'asfalto e sa essere freddo come la carne dei cadaveri di cui dissemina i suoi romanzi, ha una conoscenza sterminata del mondo del crimine e la dimostra tratteggiando personaggi che più che da un libro sembrano usciti direttamente da una cella di prigione. I libri di Winslow non li puoi mollare, devi finirli in poche ore, e questo non fa eccezione. L'inverno di Frankie Machine ci risucchia in una spirale di antichi odi e nuovi conflitti, dal quale questo vecchio addestrato per uccidere dovrà uscire grazie al suo cervello, al suo istinto e alle abilità acquisite facendosi le ossa come scagnozzo e sicario. Il romanzo è un alternarsi di narrazione al presente e flashbacks della gioventù malavitosa di Frankie, con picchi di ferocia che colpiscono come pugni nello stomaco. La Mafia americana, quella vera, quella che non perdona e agisce secondo schemi consolidati nei secoli, è tratteggiata fin nei minimi particolari attraverso lo sguardo e i ricordi di chi l'ha vissuta per gran parte della sua esistenza con in mano una pistola, un gregario che a suon di lavori sporchi è diventato una leggenda vivente. Ma Frankie non è più quello di una volta, Frankie oggi vorrebbe solo starsene tranquillo. Il contrasto tra l'uomo che è diventato e quello che era e che deve tornare a essere emerge in tutta la sua drammatica difficoltà nel corso delle pagine di questa storia cupa e in qualche modo epica, dando vita a un piccolo capolavoro che lascia assolutamente soddisfatti e si piazza a pieno titolo tra i capisaldi del genere. Questo è stato il primo romanzo di Winslow che ho letto, altri hanno seguito. Consigliatissimo, un must se se vi piacciono il genere hard boiled e le storie di gangsters.

Finito. Ora si va a pranzo e poi a fare la spesa e poi ci si rilassa. Buona domenica!




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