Rieccoci. Sono ancora tutto pervaso dallo spirito natalizio e dai fumi dell'alcol, anche quest'anno da buon praticante ho celebrato i consueti riti voodoo e sacrificato alcuni agnelli a Dioniso, ma nonostante le mie preghiere ancora una volta Babbo Natale mi ha deluso non regalandomi la barba bionda e gli occhi azzurri. Spero voi abbiate passato un buon venticinque Dicembre con i vostri cari e che vi siate rilassati. Io domenica torno in Italia per
una settimana, ma non credo che il mio fegato noterà la differenza. C'è anche da dire che tra aerei, autobus e treni il viaggio
per tornare a casa è sempre un gran palo nel culo, poi sette giorni
passano presto e devi rifare il percorso al contrario, e non fai in
tempo a rivedere mamma e papà, amici e gatti che già devi
salutarli. Ah, così è la vita, ragazzi! Si parte, si torna, ci si
sposta, si conosce gente, il tutto per uno scopo che mica lo sappiamo
qual è. Uno potrebbe pure starsene tutta la vita a casa sua, senza
tante rotture d'anima, però poi sarebbe noioso e io quando mi annoio
divento depresso e comincio a parlare di Dickens, e nessuno vuole
sentire parlare di Dickens. Mi consola pensare che sto facendo questo
per lasciare il mio bagaglio di esperienza ai miei futuri familiari.
Un giorno avrò dei nipoti, li piglierò sulle ginocchia e gli
racconterò della mia gioventù girovaga, e loro mi poggeranno la testa su una spalla e sorridendo mi diranno “vecchio rincoglionito, ce li hai
dieci euro per la ricarica Vodafone?” Sono cose che ti fanno
sentire realizzato. Viviamo un po' tutti per questo.
Ma ora bando alle pagliacciate,
torniamo a parlare della letteratura weird. In futuro tratterò di
altri generi letterari, altrimenti sembra che leggo sempre le stesse
cose, e non è vero. Del weird e di come Lovecraft sia stato l'autore
chiave per la canonizzazione e la diffusione di massa di questo
genere ho già detto nel primo post del blog. Il Solitario di
Providence non era certo il solo a tener alto lo stendardo del
bizzarro all'inizio del '900, ma è a lui che si deve la
cristallizzazione dei tratti identificativi del weird. Un genere
letterario non può definirsi tale se non rispetta due parametri:
delle linee-guida tematiche e stilistiche che lo identifichino e un
certo numero di autori che le rispettino, creando un numero più o
meno vasto di opere che possono rientrare sotto un'unica dicitura. Le
tematiche sono quelle di cui ho già parlato: l'ignoto, i pantheon
reali o immaginari, il senso di schiacciante predeterminazione del
destino umano davanti a forze che giocano con la vita senza
possibilità di fuga. Lo stile, be', era quello ritenuto ai tempi il
più efficace, che ad oggi sembra forse un po' datato e che
naturalmente è passato attraverso un processo di modernizzazione.
Parliamo quindi oggi del weird ai giorni nostri, di come la lezione
lovecraftiana è stata assimilata, rielaborata e se vogliamo
svecchiata per essere riproposta ai lettori dei secoli XX e XXI. È
un lungo viaggio che parte dalle Montagne della Follia e termina
sull'asfalto delle nostre autostrade, un processo tutt'ora in corso
che ha ancora potenzialità immense e fa ben sperare per il futuro.
Gli autori che oggi si cimentano con il weird hanno Lovecraft sempre
ben presente nella loro mente, ma giocano a loro piacimento con le
carte servite loro da H.P. per ricreare quel senso del bizzarro che
rappresenta uno dei più efficaci strumenti di intrattenimento mai
offerti dalla letteratura. Il weird di oggi si arrampica sui
grattacieli e striscia nei tunnel della metropolitana, infesta le
campagne e i computer, fa balzi avanti e indietro nel tempo
mostrandoci un futuro inquietante o regalandoci uno sguardo
alternativo sul passato. Lovecraft è sempre lì, che annuisce
soddisfatto dei suoi pupilli, vivo e attento dal suo trono da qualche
parte in mezzo a una galassia sperduta dove si è ritirato dopo che
le sue spoglie mortali abbandonarono questo mondo.
Iniziamo
a parlare di alcuni titoli che sono riconducibili al weird
contemporaneo. Alcuni sono molto conosciuti, altri forse meno.
L'intento è quello di fornire una piccola prova di come il genere offra una
grande gamma di possibilità e di come queste siano sfruttate dai
diversi autori. Tematiche, ambientazioni e personaggi possono essere
molto differenti tra loro, alcuni di questi lavori vengono
classificati come urban fantasy, new fantasy o horror puro, ma le
loro radici affondano sempre in profondità verso il weird come l'ho
inteso nel primo post. Un appunto, ragazzi, come per le serie TV: la
maggior parte di questi libri io li ho letti in inglese. Se il vostro
inglese è buono, fatelo anche voi. Mi ringrazierete.
American
Gods di Neil Gaiman
Trama:
una ex-galeotto la cui moglie è morta in condizioni imbarazzanti si
ritrova al centro di eventi cui non riesce a dare una spiegazione.
Scoprirà, man mano che la storia procede, di essere la pedina
fondamentale nella partita giocata tra due fazioni opposte di
divinità in lotta tra loro.
A
mio parere non si può non iniziare con American
Gods, strafamoso e pluriacclamato libro del buon vecchio Neil.
In questo romanzo Gaiman rispolvera i pantheon delle nostre religioni attuali e di
quelle dimenticate, resuscita divinità morte da tempo e le sbatte
nell'America dei giorni nostri, umanizzandole con grande maestria. Un
romanzo “on the road” sul quale si innesta l'eterna lotta tra il
bene e il male, raccontata attraverso le peripezie di un protagonista
vittima degli eventi che crede di muoversi liberamente in quello che
è in realtà un copione scritto per lui da mani che non sono di
questa Terra. Quello che stupisce in American Gods è l'assoluta
facilità con cui Gaiman ricrea la sospensione dell'incredulità,
quel piccolo miracolo narrativo che porta il lettore a inabissarsi
nella storia nonostante la presenza di elementi assolutamente non
realistici, un patto tra chi scrive e chi legge che può aver luogo
solo se l'autore possiede gli adeguati strumenti tecnici. Vedrete una
ragazza afferrare la luna dal cielo e trasformarla in una moneta
d'argento, e vedrete gli dèi cavalcare i cavallucci di una giostra
che è in realtà una porta per un'altra dimensione. Il tutto
descritto con lo stile moderno dei giorni nostri, perfetto per
accompagnarci nel corso dell'avventura. Sì, il finale ha deluso
molti (anche me, lo ammetto), ma ciò non toglie che con American
Gods Neil Gaiman si sia consacrato come uno dei nomi di spicco del
fantastico contemporaneo. Grande lavoro di documentazione dietro
questo libro che è da tempo un classico del suo genere.
King
Rat di China Mieville
Trama:
un ragazzo torna a Londra e si addormenta nell'appartamento del
padre, per scoprire il mattino dopo che questi è stato ucciso in
circostanze truculente e misteriose. Da qui in poi incontrerà una
sarabanda di personaggi che altro non sono che la reincarnazione di
antichi miti del folklore di tutto il mondo, esplorerà le fogne
della City, scoprirà di avere poteri non umani e si ritroverà
invischiato nella battaglia all'ultimo sangue tra il Re dei Ratti e
il suo eterno nemico, il Pifferaio di Hamelin.
Inglese
come Gaiman, China Mieville esordisce nel '98 con questo buon romanzo
che contiene le premesse per i suoi futuri lavori di maggior
successo. Anche qui assistiamo alla lotta tra esseri sovrannaturali,
ambientata in una Londra sporca e claustrofobica in cui presenze che
i più credono appartenere al mondo della fantasia si combattono
giorno dopo giorno mentre la vita degli ignari esseri umani scorre
apparentemente placida. Anche qui, e non è un caso, il destino del
protagonista è segnato: il giovane Saul ricorda molto il narratore
di The Shadow over Innsmouth di lovecraftiana memoria e anche la
scoperta che farà alla fine della storia non è troppo lontana dalla
tragica rivelazione che si palesa di fronte al malcapitato studente
recatosi nella cittadina del Massachussets. King Rat piace anche per
la profondità di alcune metafore: il personaggio del Re dei Ratti,
che fatica a tenere a bada l'indole caotica del suo stesso popolo,
sembra l'incarnazione sudicia e disillusa di un moderno Satana
ribellatosi a ogni legge. Il mondo delle fogne in cui i ratti
sciamano in legioni uccidendosi, mangiandosi e combattendosi a
vicenda è la trasposizione in forma animalesca di una società
totalmente in preda all'anarchia e alla legge della sopravvivenza.
Grande battaglia finale, un libro consigliato.
La
Trilogia del Drive-In di Joe R. Lansdale
Trama:
una sera come tante, in una cittadina della provincia americana,
della gente si reca a un drive-in. A un tratto compare nel cielo una
cometa e queste persone si ritrovano prigioniere, la città intorno a
loro è scomparsa e inizia il delirio. Il drive-in diventa una
società a sé stante con regole da barbari e mostri che si
combattono per la supremazia, il cannibalismo e altri atti
abominevoli vengono consumati con sempre minor ritegno man mano che i
sopravvissuti si abbrutiscono sempre più. Dal primo libro, in cui
si racconta quello che accade nel drive-in, i protagonisti partono
poi per un viaggio disperato in cerca di una spiegazione, fino a che
giungono, alla fine del terzo capitolo, a scoprire l'assurda verità.
Se
per weird vogliamo intendere l'assurdo, l'inspiegabile e il grottesco
che irrompono all'improvviso nella vita di tutti i giorni
sconvolgendola e precipitando ogni essere umano in una voragine di
paura e sconcerto, allora La Trilogia del Drive-In centra in pieno il
bersaglio. Se conoscete lo stile di Lansdale potete immaginare il
tono sboccato, umoristico e caciarone in cui la storia viene narrata,
ma ciò non toglie nulla al senso di straniamento che, soprattutto
nel primo libro, questo romanzo è capace di comunicare. Questo
lavoro non è puro entertainment. Questo lavoro parla delle domande
che l'uomo si fa di fronte all'ignoto, del sovvertimento delle regole
sociali quando la realtà ti scompare da sotto gli occhi,
dell'istinto di sopravvivenza capace di mandarti avanti nonostante tu
non voglia più vivere, di come si possa diventare insensibili alla
morte quando la morte è tutto ciò che ti circonda. Potete anche
leggerlo solo per divertirvi, e vi farete grasse risate. Se però ci
riflettete un po' su ci troverete qualcosa d'altro, e vi lascerà più
soddisfatti.
Il
Sentiero di Legno e Sangue di Luca Tarenzi
Trama:
Un burattino di legno si ridesta in un mondo che sembra il sogno
allucinato di un pazzo e deve lottare contro alcune entità che
intendono distruggerlo. Rilettura fantasy e molto weird della storia
di Pinocchio.
Bel
romanzo uscito qualche anno fa a opera di Tarenzi, che con esso si
fece conoscere nel panorama weird/urban fantasy/young adults
(avvertenza: gli ultimi tre generi letterari non sono mai esistiti).
Fin dalla prima scena il libro comunica un senso di estraneità molto
efficace, Tarenzi dimostra una fantasia molto fervida e dipinge
paesaggi che sembrano quadri di Dalì, impossibili da dimenticare,
stranianti e alieni come in alcuni dei racconti più “onirici” di
Lovecraft. La storia è avvincente e assolutamente non banale, il
senso di estrema solitudine che il personaggio del burattino comunica
appassiona il lettore e lo guida fino al bel finale. Geppetto, il
Grillo Parlante, Mangiafuoco, la balena: ci sono proprio tutti, ma
non sono quelli che credete. Tarenzi li trasforma in creature a metà
tra una sorta di cyborg steampunk e qualcosa di ultraterreno, pur
senza snaturarle del senso donato loro da Collodi. C'è un po' di
tutto in questo libro: un po' di poesia, un po' di violenza, un po'
di dolore, un po' di paura e un po' di sorrisi. Tarenzi poi l'ho
perso di vista, ma so che ha pubblicato altre cose. Forse ci
rincontreremo.
The
Sad Tale of the Brothers Grossbart di Jesse Bullington
Trama:
in pieno medioevo, mentre la pestilenza miete vittime in tutta
Europa, i bruttissimi, sporchissimi e stupidissimi gemelli Grossbart,
discendenti da una stirpe di ladri di tombe, commettono un massacro
tanto efferato quanto inutile. Braccati dalla legge abbandoneranno il
loro villaggio in Germania e si ritroveranno coinvolti in ogni genere
di avventure con mostri, streghe, demoni e donne, sulla strada per il
loro folle obbiettivo: arrivare in Egitto e svaligiare la piramide di
Cheope.
Libri
più weird di questo ne ho letti pochi ultimamente. Bullington è un
autore che terrò d'occhio, dallo stile semplice e dalla battuta
pronta. La sgangherata storia dei fratelli Grossbart pesca a piene
mani nell'horror e nel fantasy, senza trascurare un approfondimento
storico che ben cala nel periodo in cui si svolgono i fatti. La
commistione di generi è assolutamente gradita dal sottoscritto e
rimanda a quanto detto su Lovecraft, il taglio è simile a quello di
Lansdale ma ancor più sboccato, con picchi di blasfemia davvero
sublimi. Bullington popola il romanzo di creature del folklore e
della mitologia, gioca con la stregoneria e con la paura della peste
che atterrì il medioevo, riempie i dialoghi dei due fratelli di
dissertazioni assolutamente sorprendenti sulla religione e riversa
ettolitri di sangue e quintali di interiora nelle pagine di questa storia senz'altro
godibile. Il destino dei Grossbart, per quella tara del sangue tanto
cara a Innsmouth, è però segnato: il finale ci fa comprendere come
gli uomini possano venir fuori da mille disavventure con le loro
forze, ma quando si ritrovano di fronte al giorno fatale, quello per
cui sono nati, quello da cui non si scappa, quello che i tuoi
antenati hanno preparato per te, allora tutto risulta inutile.
Finito
anche per questa volta. Se non avete letto nessuno di questi libri
iniziate con American Gods. Se avete già letto American Gods leggete
La Trilogia del Drive-In. Se invece siete lettori più hardcore
potete valutare qualsiasi altro dei titoli qui elencati. O nessuno,
ché tanto a me gli autori non mi pagano mica, ma sono libri belli e
divertenti e li consiglio tutti.
La
prossima volta che parleremo di libri, come ho preannunciato, non
parleremo di weird. Un saluto.
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