domenica 3 maggio 2015

"Urban Gothic" e "Ghoul" - due romanzi di Brian Keene

Casini. Ho dei casini, ragazzi, e alcuni sono brutti. Pessime giornate e mal di schiena, due di picche, nottatacce, sbronze cattive, mezze risse, illusioni, voli pindarici, indecisioni, gatti che mi seguono dopo il tramonto, autobus che non passano, bruciori di stomaco, ragni giganti, coinquilini, colleghi, pioggia e vento. Casini. Come li hanno tutti, ma a volte sono un po' troppi. Mi tengono lontano dal blog, distolgono la mia mente dalla concentrazione di cui avrei bisogno, sottraggono linfa vitale alla mia creatività, in altri termini mi scassano il cazzo. Quando uno ha dei casini che fa? Pensa a chi sta peggio di lui per consolarsi. E chi è che sta peggio di tutti? Be', chiaro: i personaggi dei libri horror, quei poveri cristi che ne passano di tutti i colori e si spaventano a morte, sanguinano, crepano a frotte come mosche solo per regalarci qualche ora di intrattenimento e farci volare via dai casini della vita reale che ci attanagliano.

Così, deciso a fuggire dalla mia miserabile realtà, ho letto due libri di Brian Keene, autore horror americano molto aprrezzato che alcuni ritengono (non del tutto a torto, ma non completamente a ragione) una sorta di erede di Stephen King. Keene non mi ha troppo impressionato con il primo libro che ho letto, mentre il secondo mi è piaciuto molto. I libri sono, nell'ordine, Urban Gothic e Ghoul.




Autore ormai affermato e pluripremiato (tra i riconoscimenti più prestigiosi il Bram Stoker Award ricevuto per il romanzo The Rising), Keene è uno scrittore che ha imparato molto bene la lezione di King e l'ha rielaborata con un gusto per la violenza e lo splatter che alla lunga me lo fa preferire a molte cose del buon Stephen. Sarà quell'atmosfera "anni '80" che mi ha fatto tornare in mente i vecchi film che davano su ItaliaUno durante "Notte Horror", oppure il non censurarsi nelle scene di squartamenti o uccisioni, sarà lo stile semplice ma diretto che non lascia spazio a pause di sorta o le trame che, lungi dall'esser capolavori, scorrono però liscie e coerenti, fatto è che Keene secondo me fa centro con poche frecce al suo arco, perché sa scoccarle bene. Keene scrive per gli appassionati del genere e non vuol essere mainstream a tutti i costi, se ne sbatte di creare capolavori e per questo ha successo. Del resto sa scrivere, e non gli mancano le basi per rielaborare a suo modo argomenti che potrebbero apparire, in mani meno capaci, triti e ritriti. Con pochi elementi mette su storie che si lasciano leggere con piacere e soddisfano chi nell'horror cerca il sangue, le budella esposte e qualche momento di tensione, lasciando ad altri il compito di avventurarsi oltre le ancora inesplorate frontiere della letteratura "di paura". Questa opinione è naturalmente basata sui due libri di Keene che ho letto finora, e non è detto che non possa cambiare quando ne leggerò altri. Ma per ora parliamo, per iniziare di Urban Gothic.




Trama:
Di ritorno da un concerto, alcuni teenagers bianchi, ricchi e di buona famiglia, naturalmente strafatti e ubriachi, si ritrovano di notte con l'auto in panne in un quartiere abitato da neri poveri e più o meno delinquenti. Ne nasce una caciara che porterà i ragazzi a rifugiarsi all'interno di una vecchia casa che sembra abbandonata, ma che invece abbandonata non è, essendo invece abitata da un gruppo di mutanti cannibali che inizia a braccarli con l'intento di cucinarli per cena. La casa, scopriremo ben presto, funziona come una vera e propria trappola, con porzioni che scorrono su se stesse e passaggi che scompaiono, tagliando ogni via di fuga ai protagonisti i quali uno a uno vengono massacrati come agnelli al mattatoio. In questa prigione infernale i ragazzi bianchi e quelli neri si ritrovano gomito a gomito e devono fare fronte comune per sopravvivere, le differenze sociali e razziali si annullano e l'unico scopo diventa andare avanti a ogni costo. Ma una cosa sarà chiara ben presto: da lì non si può uscire, e l'unica cosa che resta da fare e cercare di restare vivi il più a lungo possibile, sperando che l'alba porti una salvezza che, man mano che si avanza nel libro, assume sempre più i tratti di una chimera irraggiungibile.

La trama è tutta qui. Il resto sono teste sfasciate, corpi smembrati, torture, mostri e depravazioni varie. Se splatter dev'essere splatter sia, sembra dire Keene, e allora via con la mattanza in puro stile survival horror, dove in ogni scena sappiamo che qualcuno ci rimetterà le penne, nessun limite all'immaginazione malata è consentito. Da applausi il gigante microcefalo che se ne va in giro con un martello da mezzo quintale e, dopo aver ucciso le sue vittime, le "marchia" con una forma di violenza che non augureremmo nemmeno al nostro peggiore nemico. Una sorta di Le colline hanno gli occhi concentrato all'interno di un'abitazione, claustrofobioco e serrato nel ritmo sebbene tutt'altro che innovativo nella trama. La tensione c'è, garantita da ogni porta che cigola rivelando stanze pregne di nuovi orrori, da ogni scalinata che si inabissa in seminterrati bui e infestati di mostri, da ogni tentativo di fuga che finisce inesorabilmente per fallire davanti all'organizzazione dei mutanti che agiscono come un gruppo di cacciatori perfettamente addestrati. Keene si diverte a mostrarci l'inesorabilità del destino degli esseri umani davanti a forze sconosciute e assolutamente incomprensibili, preoccupandosi di concentrarsi più sull'azione che sulla trama in sè, e per questo finendo per lasciare incolmate alcune lacune (in primis dialoghi e caratterizzazione dei personaggi), che però risultano sopportabili se al libro non si chiede più che qualche ora di puro intrattenimento.
Ora invece parliamo di Ghoul.



Trama:
La scuola è finita e Timmy sa che questa estate sarà fantastica. Doug e Barry, i suoi migliori amici, hanno dodici anni come lui, ma non la sua fortuna. Le loro situazioni familiari sono tutt'altro che rosee, ma insieme i tre ragazzini riescono a fuggire dalle brutture del mondo e ricrearsi un universo dove danno vita alle storie dei fumetti che leggono, dei cartoni animati che guardano e alle avventure che essi stessi inventano. Siamo negli anni '80 e la cittadina di provincia dove vivono è un immenso campo da gioco per loro, gli adulti e i bulli della scuola sono i nemici giurati e il loro covo segreto, scavato in profondità all'interno della terra del cimitero, è il segreto che custodiscono più gelosamente.
Ma quell'estate non sarà divertente. Non sarà tranquilla, anzi, li segnerà per sempre. Nello stesso cimitero dove giocano e sognano di essere eroi medievali, cavalieri spaziali o personaggi degli albi Marvel, qualcosa si è risvegliato. Qualcosa costretto a nutrirsi di cadaveri per un'eternità che ora ha deciso di provare il gusto della carne fresca e del sangue caldo, di sfidare il comandamento che lo teneva prigioniero nei meandri del sottosuolo, di riprodursi e allevare la sua progenie. Timmy, Barry e Doug saranno gli unici a combattere il ghoul, il divoratore di corpi morti, e il prezzo che pagheranno li accompagnerà per il resto delle loro esistenze. L'estate tanto aspettata segnerà la fine della loro infanzia, proiettandoli in un incubo dal quale solo a fatica, e non senza cicatrici, riusciranno a tirarsi fuori.

Ottimo romanzo horror con un piacevolissimo taglio alla Stand by me, è qui che vediamo come Keene sia debitore di alcune ambientazioni e atmosfere kingiane e le rielabori secondo la sua personale impostazione. L'estate, l'adolescenza spensierata in cui tutto è un'avventura, i bulli, l'esplorazione, il difficile rapporto con i "grandi", c'è molta carne al fuoco qui oltre all'horror. Apprezzabilissimo, e tutt'altro che secondario nel libro, il focus sulle situazioni familiari dei tre ragazzi. Doug vive con una madre mentalmente disturbata che da quando il marito l'ha mollata per una cameriera lo sottopone a morbose attenzioni, Barry ha un padre alcolizzato e violento, Timmy sembra vivere nella famiglia perfetta ma con l'andare della storia vedrà crollare questa bugia. Keene insiste molto su questo aspetto finendo per tratteggiare molto bene i tre piccoli protagonisti e i loro parenti, riuscendo a fare un lavoro in questo senso di molto superiore al libro trattato in precedenza. Se in Urban Gothic assistevamo alla morte dei personaggi senza troppa partecipazione, in Ghoul ci scopriamo a trattenere il fiato con loro e a sperare che la scampino, ci rattristiamo per le loro sfortune e piangiamo e ridiamo con loro mano a mano che il romanzo procede. Si tratta di una storia di formazione in cui il ghoul è più che altro una figura di sfondo, metaforica se vogliamo, il simbolo orribile di ciò che all'improvviso irrompe nell'idillio spensierato dell'adolescenza cancellando per sempre ciò che da ragazzini siamo portati a pensare possa durare in eterno. C'è molta meno violenza in questo romanzo, ma di certo quella che c'è è ben descritta. Keen si concentra più sulla storia e sui personaggi, sui rapporti e sui sentimenti, lasciando che la trama principale proceda senza fretta, fino al finale tutt'altro che sorprendente ma conunque coerente con un libro del genere. Consigliato.

Finito. È domenica, il tempo fa schifo e tra una settimana a quest'ora sarò quasi in Italia. I casini, quelli per oggi cercherò di dimenticarli, sperando che le cose migliorino. Dopotutto non ci sono mutanti in casa e il più vicino cimitero dista parecchi chilometri. Dovrei essere al sicuro.
Forse.
A patto che quei gatti che mi seguono di sera in realtà non stiano tramando qualcosa alle mie spalle. 
Ce n'è giusto uno sotto la finestra che mi guarda. 
E chi è quella vecchia affacciata alla finestra di fronte che mi guarda con un sorriso malevolo?
Ci penserò dopo, ora devo pagare l'affitto. I passi sulle scale e il rumore di una motosega mi dicono che il padrone di casa è arrivato, e che questo mese non accetterà pagamenti rateizzati.


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