Casini. Ho dei casini, ragazzi, e
alcuni sono brutti. Pessime giornate e mal di schiena, due di picche,
nottatacce, sbronze cattive, mezze risse, illusioni, voli pindarici,
indecisioni, gatti che mi seguono dopo il tramonto, autobus che non
passano, bruciori di stomaco, ragni giganti, coinquilini, colleghi,
pioggia e vento. Casini. Come li hanno tutti, ma a volte sono un po'
troppi. Mi tengono lontano dal blog, distolgono la mia mente dalla
concentrazione di cui avrei bisogno, sottraggono linfa vitale alla
mia creatività, in altri termini mi scassano il cazzo. Quando uno ha
dei casini che fa? Pensa a chi sta peggio di lui per consolarsi. E
chi è che sta peggio di tutti? Be', chiaro: i personaggi dei libri
horror, quei poveri cristi che ne passano di tutti i colori e si
spaventano a morte, sanguinano, crepano a frotte come mosche solo per
regalarci qualche ora di intrattenimento e farci volare via dai
casini della vita reale che ci attanagliano.
Così, deciso a fuggire dalla mia
miserabile realtà, ho letto due libri di Brian Keene, autore horror
americano molto aprrezzato che alcuni ritengono (non del tutto a
torto, ma non completamente a ragione) una sorta di erede di Stephen
King. Keene non mi ha troppo impressionato con il primo libro che ho
letto, mentre il secondo mi è piaciuto molto. I libri sono,
nell'ordine, Urban Gothic e
Ghoul.
Autore
ormai affermato e pluripremiato (tra i riconoscimenti più
prestigiosi il Bram Stoker Award ricevuto
per il romanzo The Rising),
Keene è uno scrittore che ha imparato molto bene la lezione di King
e l'ha rielaborata con un gusto per la violenza e lo splatter che
alla lunga me lo fa preferire a molte cose del buon Stephen. Sarà
quell'atmosfera "anni '80" che mi ha fatto tornare in mente
i vecchi film che davano su ItaliaUno durante "Notte Horror",
oppure il non censurarsi nelle scene di squartamenti o uccisioni,
sarà lo stile semplice ma diretto che non lascia spazio a pause di
sorta o le trame che, lungi dall'esser capolavori, scorrono però
liscie e coerenti, fatto è che Keene secondo me fa centro con poche
frecce al suo arco, perché sa scoccarle bene. Keene scrive per gli
appassionati del genere e non vuol essere mainstream a tutti i costi,
se ne sbatte di creare capolavori e per questo ha successo. Del resto
sa scrivere, e non gli mancano le basi per rielaborare a suo modo
argomenti che potrebbero apparire, in mani meno capaci, triti e
ritriti. Con pochi elementi mette su storie che si lasciano leggere
con piacere e soddisfano chi nell'horror cerca il sangue, le budella
esposte e qualche momento di tensione, lasciando ad altri il compito
di avventurarsi oltre le ancora inesplorate frontiere della
letteratura "di paura". Questa opinione è naturalmente
basata sui due libri di Keene che ho letto finora, e non è detto che
non possa cambiare quando ne leggerò altri. Ma per ora parliamo, per
iniziare di Urban Gothic.
Trama:
Di ritorno da un concerto, alcuni teenagers bianchi, ricchi e di
buona famiglia, naturalmente strafatti e ubriachi, si ritrovano di
notte con l'auto in panne in un quartiere abitato da neri poveri e
più o meno delinquenti. Ne nasce una caciara che porterà i ragazzi
a rifugiarsi all'interno di una vecchia casa che sembra abbandonata,
ma che invece abbandonata non è, essendo invece abitata da un gruppo
di mutanti cannibali che inizia a braccarli con l'intento di
cucinarli per cena. La casa, scopriremo ben presto, funziona come una
vera e propria trappola, con porzioni che scorrono su se stesse e
passaggi che scompaiono, tagliando ogni via di fuga ai protagonisti i
quali uno a uno vengono massacrati come agnelli al mattatoio. In
questa prigione infernale i ragazzi bianchi e quelli neri si
ritrovano gomito a gomito e devono fare fronte comune per
sopravvivere, le differenze sociali e razziali si annullano e l'unico
scopo diventa andare avanti a ogni costo. Ma una cosa sarà chiara ben
presto: da lì non si può uscire, e l'unica cosa che resta da fare e
cercare di restare vivi il più a lungo possibile, sperando che
l'alba porti una salvezza che, man mano che si avanza nel libro,
assume sempre più i tratti di una chimera irraggiungibile.
La
trama è tutta qui. Il resto sono teste sfasciate, corpi smembrati,
torture, mostri e depravazioni varie. Se splatter dev'essere splatter
sia, sembra dire Keene, e allora via con la mattanza in puro stile
survival horror, dove
in ogni scena sappiamo che qualcuno ci rimetterà le penne, nessun
limite all'immaginazione malata è consentito. Da applausi il gigante
microcefalo che se ne va in giro con un martello da mezzo quintale e,
dopo aver ucciso le sue vittime, le "marchia" con una forma
di violenza che non augureremmo nemmeno al nostro peggiore nemico.
Una sorta di Le colline hanno gli occhi concentrato
all'interno di un'abitazione, claustrofobioco e serrato nel ritmo
sebbene tutt'altro che innovativo nella trama. La tensione c'è,
garantita da ogni porta che cigola rivelando stanze pregne di nuovi
orrori, da ogni scalinata che si inabissa in seminterrati bui e
infestati di mostri, da ogni tentativo di fuga che finisce
inesorabilmente per fallire davanti all'organizzazione dei mutanti
che agiscono come un gruppo di cacciatori perfettamente addestrati.
Keene si diverte a mostrarci l'inesorabilità del destino degli
esseri umani davanti a forze sconosciute e assolutamente
incomprensibili, preoccupandosi di concentrarsi più sull'azione che
sulla trama in sè, e per questo finendo per lasciare incolmate
alcune lacune (in primis dialoghi e caratterizzazione dei
personaggi), che però risultano sopportabili se al libro non si
chiede più che qualche ora di puro intrattenimento.
Ora
invece parliamo di Ghoul.
Trama:
La scuola è finita
e Timmy sa che questa estate sarà fantastica. Doug e Barry, i suoi
migliori amici, hanno dodici anni come lui, ma non la sua fortuna. Le loro
situazioni familiari sono tutt'altro che rosee, ma insieme i tre
ragazzini riescono a fuggire dalle brutture del mondo e ricrearsi un
universo dove danno vita alle storie dei fumetti che leggono, dei
cartoni animati che guardano e alle avventure che essi stessi
inventano. Siamo negli anni '80 e la cittadina di provincia dove
vivono è un immenso campo da gioco per loro, gli adulti e i bulli
della scuola sono i nemici giurati e il loro covo segreto, scavato in
profondità all'interno della terra del cimitero, è il segreto che
custodiscono più gelosamente.
Ma quell'estate non
sarà divertente. Non sarà tranquilla, anzi, li segnerà per sempre.
Nello stesso cimitero dove giocano e sognano di essere eroi
medievali, cavalieri spaziali o personaggi degli albi Marvel,
qualcosa si è risvegliato. Qualcosa costretto a nutrirsi di cadaveri
per un'eternità che ora ha deciso di provare il gusto della carne
fresca e del sangue caldo, di sfidare il comandamento che lo teneva
prigioniero nei meandri del sottosuolo, di riprodursi e allevare la
sua progenie. Timmy, Barry e Doug saranno gli unici a combattere il
ghoul, il divoratore di corpi morti, e il prezzo che pagheranno li
accompagnerà per il resto delle loro esistenze. L'estate tanto
aspettata segnerà la fine della loro infanzia, proiettandoli in un
incubo dal quale solo a fatica, e non senza cicatrici, riusciranno a
tirarsi fuori.
Ottimo romanzo
horror con un piacevolissimo taglio alla Stand by me, è qui
che vediamo come Keene sia debitore di alcune ambientazioni e
atmosfere kingiane e le rielabori secondo la sua personale
impostazione. L'estate, l'adolescenza spensierata in cui tutto è
un'avventura, i bulli, l'esplorazione, il difficile rapporto con i
"grandi", c'è molta carne al fuoco qui oltre all'horror.
Apprezzabilissimo, e tutt'altro che secondario nel libro, il focus
sulle situazioni familiari dei tre ragazzi. Doug vive con una madre
mentalmente disturbata che da quando il marito l'ha mollata per una
cameriera lo sottopone a morbose attenzioni, Barry ha un padre
alcolizzato e violento, Timmy sembra vivere nella famiglia perfetta
ma con l'andare della storia vedrà crollare questa bugia. Keene
insiste molto su questo aspetto finendo per tratteggiare molto bene i
tre piccoli protagonisti e i loro parenti, riuscendo a fare un lavoro
in questo senso di molto superiore al libro trattato in precedenza.
Se in Urban Gothic assistevamo alla morte dei personaggi senza
troppa partecipazione, in Ghoul ci scopriamo a trattenere il
fiato con loro e a sperare che la scampino, ci rattristiamo per le
loro sfortune e piangiamo e ridiamo con loro mano a mano che il
romanzo procede. Si tratta di una storia di formazione in cui il
ghoul è più che altro una figura di sfondo, metaforica se vogliamo,
il simbolo orribile di ciò che all'improvviso irrompe nell'idillio
spensierato dell'adolescenza cancellando per sempre ciò che da
ragazzini siamo portati a pensare possa durare in eterno. C'è molta
meno violenza in questo romanzo, ma di certo quella che c'è è ben
descritta. Keen si concentra più sulla storia e sui personaggi, sui
rapporti e sui sentimenti, lasciando che la trama principale proceda
senza fretta, fino al finale tutt'altro che sorprendente ma conunque
coerente con un libro del genere. Consigliato.
Finito. È
domenica, il tempo fa schifo e tra una settimana a quest'ora sarò
quasi in Italia. I casini, quelli per oggi cercherò di dimenticarli,
sperando che le cose migliorino. Dopotutto non ci sono mutanti in
casa e il più vicino cimitero dista parecchi chilometri. Dovrei
essere al sicuro.
Forse.
A
patto che quei gatti che mi seguono di sera in realtà non stiano
tramando qualcosa alle mie spalle.
Ce n'è giusto uno sotto la finestra che mi guarda.
E chi è quella vecchia affacciata alla finestra di fronte che mi guarda con un sorriso malevolo?
Ci penserò dopo, ora devo pagare l'affitto. I passi sulle scale e il rumore di una motosega mi dicono che il padrone di casa è arrivato, e che questo mese non accetterà pagamenti rateizzati.
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